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Rubinetti e valvole, rallenta la crescita ma il comparto resta competitivo

Esce, in edicola e online il prossimo 6 dicembre, Bilanci Brescia 2023, la ricerca che la redazione Economia del GdB e l’Università degli Studi realizzano sui bilanci delle prime mille aziende bresciane per fatturato. In questo articolo vi proponiamo l’analisi relativa al settore rubinetterie e valvole.

Nel 2022, il settore a livello nazionale è cresciuto di circa il 6%, ma nel 2023 non si attendono ulteriori progressi. L’Italia è tra i principali paesi produttori al mondo di rubinetti e miscelatori, dove la tecnologia e l’innovazione si coniugano alla qualità e al design per l’impiego non industriale.

La propensione all’esportazione è accentuata e, ad eccezione della caduta inevitabile del 2020, raggiunge il prezzo massimo, pari a 5,3 miliardi, proprio nel 2022 (fonte Anima). Aumentano anche le importazioni ma in misura assai contenuta, permettendo di conquistare sempre una bilancia commerciale positiva e crescente nel tempo. La distribuzione geografica delle esportazioni è abbastanza varia e, a differenza di altri settori, dipende molto meno dall’Europa. Infatti, l’export nei 27 paesi dell’Unione è pari al 39,6%, seguito dai Paesi non Ue (14,9%), dall’America del nord (12,2%), dall’Asia orientale (11,2%) e dal Medio Asia (10,9%): le ultime due aree geografiche hanno ridotto nel 2022 il loro peso, mentre è cresciuto significativamente quello dell’America. Tra i singoli Paesi, in testa vi è la Germania, seguita da Stati Uniti, Francia, Cina, Arabia Saudita e Regno Unito che, congiuntamente, rappresentano il 45% del totale.

In merito, invece, alle importazioni, i mercati principali sono l’Europa e l’Asia Orientale, entrambi in crescita e che, insieme, rappresentano il 90% del totale: all’interno un ruolo preponderante è rivestito da Cina e Germania.

Va sempre tenuto presente che il settore di attività comprende all’interno cluster con caratteristiche economiche, strutturali e competitive molto diverse, così come molteplici sono i settori destinatari e, quindi, le tipologie di clientela e le materie prime utilizzate.

Nel Bresciano

Le realtà selezionate per il Bresciano hanno proseguito il percorso di crescita delle vendite, anche se in misura inferiore allo scorso anno, progredendo del 12%: tale miglioramento accomuna tre quarti delle imprese, mentre il 70,8% aumenta sia il fatturato sia il reddito pratico. Il prezzo aggiunto, il primo indicatore dell’area operativa, arresta il suo progresso mantenendosi comunque su livelli particolarmente elevati (29,6% del fatturato), prezzo di poco inferiore al 2021. La modesta contrazione non ha influito sull’Ebitda che si mantiene stabile (16% di incidenza sulle vendite), grazie al migliore assorbimento del costo del lavoro (13,6% contro 14,7% dello scorso anno). Anche l’altro costo strutturale, gli ammortamenti, riduce in misura contenuta il suo peso, assorbendo il 5,7% del fatturato.

EMBED [Il grafico]

L’Ebit (reddito pratico) segna un incremento superiore al fatturato (+18,9%) con effetti positivi, anche se contenuti, sulla redditività: infatti, la marginalità delle vendite (Ros) è leggermente cresciuta nel periodo esaminato, passando dall’8,5% al 10,7%, così come la rotazione del capitale investito. L’analisi congiunta dei due precedenti indicatori permette di conquistare il Roi (redditività totale degli investimenti) che migliora nel triennio, raggiungendo il 9,2%; nessuna impresa presenta segni negativi. Il Roe (ritorno sul capitale dei soci), di contro, mantiene il prezzo dello scorso anno (14,5%), molto più alto rispetto al 2020. Guardando, infine, la gestione complessiva, il risultato netto porta la sua incidenza sul fatturato al 7,7% (7,5% nel 2021, 6,6% nel 2020).

Patrimonio e debito

La solidità è soddisfacente, con modeste variazioni nel tempo: tutti gli indicatori assumono valori adeguati. Il rapporto di indebitamento si mantiene sotto l’unità; la sostenibilità economica del debito, cioè il rapporto tra oneri finanziari ed Ebitda è al 5,9%; l’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato è contenuta; il livello di capitalizzazione è più che soddisfacente.

Le imprese bresciane mantengono un quadro complessivo positivo e, nella sostanza, invariato, con la tendenza alla crescita: tutte le dimensioni sono in bilico, con discreta redditività e buona solidità.

Come anticipato, il 2023 è connotato da stabilità (fonte Anima), la produzione dovrebbe sostanzialmente confermare il dato 2022, collocandosi a 9,3 miliardi, con lo sviluppo dell’1,2% delle esportazioni. Anche l’incidenza del fatturato export su quello complessivo dovrebbe fermarsi invariato al 63%, prezzo di assoluto riguardo.

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