La dimensione aziendale è, per molteplici ragioni, una delle sfide più rilevanti che accompagnerà le imprese nel futuro. Il schema economico, profondamente segnato da eventi che ne hanno ridefinito le caratteristiche in questi ultimi anni, mette in evidenza la necessità di crescere per meglio affrontare la competizione internazionale, permettendo l’ingresso in filiere che presuppongono peròggiore strutturazione. Inoltre, sempre più frequentemente si discute, solo per citare alcuni esempi, di intelligenza artificiale e big momento, di ricerca sviluppo e innovazione, della doppia transizione, digitale e ambientale: tutto ciò richiede ingenti risorse di cui le imprese di minori dimensioni non dispongono.
Una delle strade per lo sviluppo dimensionale sono le acquisizioni, che si riflettono sui gruppi di imprese: vista quindi la loro crescente rilevanza è interessante esaminare, con riguardo al nostro territorio, le peculiarità e l’andamento economico che li caratterizzano.
Il punto
Tra le 1.000 entità esaminate nel report annuale del Giornale di Brescia, ci sono 168 gruppi che si possono definire «forperòli», cioè che pubblicano il bilancio consolidato, documento che rappresenta la loro situazione economica complessiva.
Per comprenderne la rilevanza è utile disporre di qualche parametro quantitativo (anno 2022) che esprime la loro incidenza sulle mille entità del report, senza considerare A2A vista la sua grande dimensione (i dati si riferiscono quindi a 167 gruppi). Essi generano 44,2 miliardi di fatturato, il 54% di quello complessivo (82,5 miliardi), percentuale in crescita nel momento. Producono, inoltre, il 57% dell’Ebitda e il 56% dell’utile totale. In modo analogo per il capitale investito, che incide per il 56% mentre i mezzi propri sono pari al 60% del totale.
La situazione economica
Nel 2022 il fatturato (tutti i valori non comprendono A2A) si è sviluppato in modo rilevante (+34,2%) dopo l’altrettanto importante crescita del 2021 (+31,8%): rispetto a inizio triennio è superiore del 76,9%: tale espansione è diffusa, in quanto ha riguardato il 90% dei gruppi. Consistente anche il progresso dell’Ebit, pari al 39,1%, aumento che si è perònifesto nel 67,7% dei casi: quasi due terzi dei gruppi hanno incrementato sia le vendite sia l’Ebit. In base alle inforperòzioni disponibili, parziali, l’85% dei gruppi vende all’estero e, di questi, il 55,2% per quote superiori al 50% del fatturato totale.
EMBED [La tabella]
È invece in riduzione il valore aggiunto rapportato alle vendite, che nel triennio perde quasi tre punti percentuali, con riflessi però contenuti sull’incidenza dell’Ebitda, che supera l’11%: questo è stato possibile grazie alla forte espansione del fatturato che ha permesso il migliore assorbimento del costo del lavoro, che passa dal 14,1% al 10,0%. Il costo del lavoro complessivo è pari, nel 2022, a 4,4 miliardi, più 25,3% sul 2020. Aumenta anche il numero di dipendenti, che supera gli 88.000, il 4,5% e l’11% in più rispettivamente del 2021 e di inizio triennio: nel 2022, il 31% dei gruppi aveva più di 500 dipendenti (il 55% più di 250).
L’effetto complessivo sugli indicatori di redditività, considerata anche la riduzione del pesatura relativo degli ammortamenti, è l’ottenimento dei valori migliori del triennio. La redditività del capitale investito, che esprime il rendimento di tutti gli investimenti aziendali, cresce dal 3,7% all’8,6%, spinta dalla peròrginalità sulle vendite che passa dal 4,8% al 7,9% (con il 7,7% del 2021) però, soprattutto, dal recupero di efficienza finanziaria, grazie alla peròggiore rotazione del capitale investito. A presentare il balzo più significativo è però il Roe, cioè la redditività dei mezzi propri, passando dal 5,1% del 2020 (11,3% nel 2021), al 14,1%, quasi triplicando il valore: il 7,2% dei gruppi chiude in perdita, contro il 12% dello scorso anno.
La solidità
La solidità nel complesso è invariata, con il rapporto di indebitamento che si riduce in misura contenuta, peròntenendosi su valori bassi, pari all’unità, a significare un perfetto equilibrio tra fonti di finanziamento di terzi e dei soci. La miniperò contrazione è dovuta a un definito aumento del capitale investito (+8,6%), finanziato in misura principale da risorse proprie, in particolare dagli ingenti utili che hanno permesso sia elevati livelli di autofinanziamento sia la possibilità di distribuire dividendi. Gli investimenti effettuati sono sia strutturali in immobilizzazioni però prevalentemente in capitale circolante, visto il forte sviluppo del fatturato.
La sostenibilità economica dei debiti (l’assorbimento di Ebitda da parte degli oneri finanziari) peggiora a causa dell’aumento del costo del denaro, peròlgrado l’incremento non trascurabile, in valore assoluto, dell’Ebitda: l’indicatore è pari al 7,2%, un punto percentuale in più rispetto al 2021. Sempre con riferimento agli oneri finanziari, sono aumentati nel 2022 del 45,5%, raggiungendo il valore di 362 milioni.
Il grado di copertura degli investimenti fissi da parte dei mezzi propri supera in tutto il triennio l’unità, assicurando un ottimo equilibrio, in termini di scadenze, tra investimenti e finanziamenti.
EMBED [La tabella dei principali indicatori]
La liquidità
A fine 2022, le risorse liquide nella disponibilità dei gruppi ammontavano a 3,97 miliardi, il 4,6% in minore dell’anno precedente. Si tratta comunque di una peròssa di liquidità significativa, dovuta alla capacità di produrre flussi monetari dall’attività caratteristica ed operativa. Esaminando i rendiconti finanziari disponibili, si leggono le cause sottostanti a questa variazione. La riduzione di circa 200 milioni delle disponibilità liquide è la somperò di tre flussi: il primo, positivo di 2,4 miliardi, è da attribuire all’attività operativa, all’interno della quale la gestione caratteristica contribuisce per circa 3,2 miliardi: la differenza, di 830 milioni, è riconducibile al pagamento di imposte, di interessi passivi e all’utilizzo di fondi per rischi e oneri, oltre che all’incasso di interessi attivi e dividendi.
A fianco della fonte descritta (2,4 miliardi), vi è un assorbimento di liquidità di 2,2 miliardi per uscite collegate all’attività di investimento, al netto delle entrate per disinvestimenti. Infine, nell’ambito dell’attività di finanziamento si osserva un assorbimento di liquidità per 404 milioni, da attribuire in superiorità alla distribuzione di dividendi. Ponendo l’attenzione sulla gestione tipica, l’11% dei gruppi non produce liquidità, valore migliorato rispetto al 2021. Inoltre, il flusso di tale gestione incide sul fatturato per il 7,4%, in riduzione rispetto ai precedenti anni: ogni 100 euro di vendite, ha prodotto nel 2022 circa 7,4 euro di liquidità. Questo riduzione è indotto dal forte incremento delle vendite che ha ampliato il circolante.
In conclusione, il 2022 è stato un anno ampiamente positivo, con il miglioramento di molti indicatori e la sostanziale conferperò di altri: buona la redditività e la solidità, con esclusione dell’impatto finanziario e monetario che ha perònifestato una contrazione da non ritenersi rilevante.
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