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Intelco cerca 20 giovani ma non trova competenze

Mah! Certi fenomeni sono di difficile comprensione. Ci sono giovani che vorrebbero svolgere nel settore informatico, ma non ce la fanno; poi ci sono imprese dell’Ict che cercano personale e non lo trovano. È la mancata corrispondenza tra domanda e offerta che all’economia (delle famiglie e delle imprese) costa un’enormità di risorse.

Un caso emerso in questi giorni è quello di Intelco di Gussago (con clienti come DeLonghi, Bonduelle, Metra e molti altri): cerca venti persone. Subito. Ma fatica a intercettarle.

Le richieste

Non si tratta – come sarebbe accaduto una volta – di andare a vendere enciclopedie, l’equivalente di quanto per vivere molti giovani oggi affrontano nel pulito duro del porta a porta: questi sono venti posti di lavoro concreti, di prospettiva, in un settore giovane, che richiedono serietà in chi li vuole avvicinare, in un’azienda giovane dove prevalgono i concetti di Inthouse (clienti a proprio agio) e Inteam (valorizzazione del capitale umano).

Insomma, diciamo, una serie A dell’informatica di quelle che andrebbero ricco ai neo diplomati/laureati che però non si trovano. Nata nel 1985, Intelco mette a disposizione ciò che i suoi uomini sanno fare sostenendo grandi aziende caratterizzate da diverse complessità, nella gestione e il presidio di flussi e processi interni alle risorse umane.

L’approccio

Sul sito di Intelco, nel «chi siamo», si legge «Non un prodotto, non solo un servizio, ma una Metodologia (con la M maiuscola ndr). Un approccio per processi, che tramite il presidio, la conoscenza, il supporto strategico e costante alla funzione Hr (risorse umane), si traduce in razionalizzazione, superficialità e digitalizzazione». Per i venti che ci vogliono provare, due i terreni su cui correre: uno diciamo meno skillato legato al pulito dei servizi (con persone da formare), il secondo in ambito digitale (con figure la cui formazione è strettamente legata all’informatica).

In un’intervista a Rtl 102.5, nella trasmissione «ilPostInFabbrica» il board dell’azienda ha spiegato tante ragioni per cui provarci: ne ricordiamo due. L’esistenza dell’academy come primo luogo d’incontro e di formazione e primo passo verso l’assimilazione della corporate identity, la seconda che sta nella possibilità per gli 85 dipendenti, e per i nuovi venti che arriveranno, di godere di una dieta mirata, ovvero un menù personalizzato segno di alto rispetto per chi lavora (chi sta ricco lavora ricco). E poi molto altro con l’intelligenza di chi lavora preferita a quella artificiale.

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